Vini in crisi per i cambiamenti climatici

Cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici sono una realtà ormai evidente, che non può più essere negata. Le conseguenze che stanno portando sul nostro pianeta sono molteplici e dannose per molti aspetti, specialmente in campo agricolo.
Tra le coltivazioni che maggiormente risentono dell’innalzamento delle temperature e delle relative conseguenze troviamo la vite. Negli ultimi decenni il cambiamento climatico è stato causa dell’accelerazione delle fasi fenologiche della maturazione dell’uva con impatto anche sulle caratteristiche compositive dell’uva e inevitabilmente sulle caratteristiche qualitative del prodotto finito.
Sono diversi gli interventi messi in atto per mitigare gli impatti del cambiamento climatico, ma c’è l’esigenza di valutare gli effetti di tali soluzioni sulla materia prima in termini di composizione e caratteristiche sensoriali del vino.
Dati raccolti negli anni passati rivelano come per molte nazioni, ogni anno segni un peggioramento nelle coltivazioni rispetto agli anni precedenti. Queste perdite, registrate sia per quanto riguarda la quantità che la qualità, portano di conseguenza a perdite di introiti derivati dalla vendita sul mercato del prodotto finito. Questo sta costringendo sempre più produttori a ritirarsi, poiché impossibilitati a trovare nuovi fondi da poter investire in rinnovamenti utili a combattere le conseguenze dei cambiamenti climatici.

Come proteggere le viti
Le aziende agricole sono dovute correre ai ripari e hanno cominciato a cercare soluzioni che gli permettessero di portare sul mercato prodotti di altissima qualità.
Per fuggire da zone a temperature ormai troppo alte verso zone con temperature più ottimali, molte coltivazioni viticole sono state spostate in zone più collinari a volte addirittura montanari. Questo perché in media ogni cento metri di quota il termometro segna circa un grado in meno. Proseguendo in altitudine aumenta inoltre l’escursione termica tra il giorno e la notte, tra l’estate e l’inverno, fattore che non può essere sottovalutato per una buona riuscita del vino. In alcuni casi non solo si è dovuto salire di quota ma si è cercato anche di spostarsi fuori dai confini nazionali, sradicando specie autoctone e facenti parte della tradizione del luogo di origine.
A cambiare non sono solo i luighi ma anche i tempi di produzione. La vite è una pianta che risente altamente dei cambiamenti climatici e questo ha porta la vendemmia ad essere anticipata anche di settimane, rispetto agli anni passati.
“In futuro avremo un ciclo vegetativo più breve, un inizio anticipato e una durata più corta delle singole varie fasi di sviluppo, fino ad arrivare tra 80 anni ad una vendemmia anticipata di quattro settimane.”
Se anticipare la raccolta serve a salvaguardare il frutto, allo stesso modo non sempre garantisce un prodotto finale di qualità. Molto spesso l’uva raccolta presto ha una minore acidità e un più alto contenuto di zucchero. In altre parole è più alcolica e più fruttata, di conseguenza produce vini stucchevoli, con troppi residui di zucchero e non abbastanza acidità per bilanciare il carattere del vino.
Ci sono altre strategie?
Non tutti però hanno voluto spostare le proprie produzioni e sono corsi ai ripari cercando altre soluzioni. Innanzitutto si è provveduto a ricoprire i vigneti con reti capaci di proteggerli da forti temporali, grandine, vento o raggi solari, aiutando così a preservare anche la freschezza e l’acidità del prodotto finale.
In alcuni casi è stato incentivato l’uso della tecnologia, capace di coadiuvare e intensificare tecniche già note. Un esempio è l’irrigazione controllata, che prevede l’impiego di droni che dall’alto, mediante videocamere ad infrarossi, registrano lo stato di salute dei grappoli e inviano segnali a delle macchine a terra le quali intervengono concimando o irrigando le piante bisognose.
Altra scelta compiuta è quella di sostituire le varietà che meno si adattano a estati più calde e inverni più rigidi, soppiantandole con specie più adattabili e resistenti alle alte temperature. Si osservano soprattutto le specie autoctone, ma si butta un occhio anche agli ibridi resistenti che ogni anno vengono approvati. ciò porterebbe anche ad aumento della biodiversità dei vitigni che secondo alcuni studi aiuterebbe in più a dimezzare le potenziali perdite delle regioni vitivinicole.

C’è chi ne risente e chi no
C’è però chi trae vantaggio dall’innalzamento delle temperature. Infatti nazioni come Germania e Regno Unito, conosciute per le lore temperature non proprie accoglienti, stanno ricevendo vantaggi dai cambiamenti climatici per quanto riguarda la produzione vinicola. Al contrario paesi come Italia, Spagna, Grecia e Francia, rinomati per i loro vini, si trovano a fronteggiare temperature troppo alte e sfavorevoli per le coltivazioni. Questo potrebbe portare i produttori di paesi adesso svantaggiati a emigrare e portare con sé le proprie coltivazioni, trasferendole così non solo in alta quota, ma proprio fuori dai confini nazionali.
Problemi si riscontrano anche per i lavoratori stessi che si ritrovano a dover lavorare melle ore più calde del giorno, con temperature che adesso sfiorano i 36°C. L’aumento della temperatura li costringe a effettuare un maggior numero di pause, aumentando il tempo impiegato per concludere il lavoro. Più ore significa più costi, che vanno ad influenzare inevitabilmente il costo del prodotto finale.
Ci sono delle differenze anche tra vini bianchi e rossi. Se c’è ancora margine di miglioramento per i vini rossi, per i quali, soprattutto i nostri autoctoni e tardi, si aprono grandi opportunità, è altrettanto vero che i problemi maggiori si hanno invece per le varietà bianche, in particolare per gli spumanti, dove è importante che ci sia una buona acidità. Le temperature elevate sono contrarie a questo. Anche alcuni aromi decadono rapidamente quando le temperature superano determinati livelli. Lo spumante necessita infatti di una particolare escursione termica per raggiungere determinate caratteristiche.

Tutti possiamo fare la nostra parte
Come abbiamo visto i cambiamenti climatici hanno avuto ed hanno ancora un forte impatto nella produzione di vino e vanno ad intaccare non solo i lavoro degli agricoltori, ma anche le rinomate qualità dei vini. Cambia non solo il luogo di provenienza, bensì le caratteristiche che più abbiamo imparato ad apprezzare. Ogni sforzo messo in campo fino ad ora risulta essere vano se non si cerca di sensibilizzare anche i consumatori. Importante è far capire loro quali sono le difficoltà che il settore sta vivendo e perché e cercare modi affinché siano incoraggiati a provare le nuove varietà. Apprezzare le novità aiuterà le aziende a diversificare la loro produzione e aumentare la loro capacità di adattamento. Tutto ciò per poter entrare in possesso dei fondi necessari per mettere in campo soluzioni sempre meno violente per salvaguardare dalle conseguenze dei cambiamenti climatici la tradizione e la qualità dei vini.