Conversazione con l’attore Giancarlo Giannini su vino e dintorni…
“Oggi a pranzo ho bevuto lambrusco, un vino che mi piace moltissimo e ho abbinato a un piatto di sublimi pappardelle al sugo di cinghiale…”. Pausa, respiro, come a rivivere l’intensità di quel profumo.
È un Giancarlo Giannini, inconsueto, quello che incontro nel camerino del Teatro Mario Spina a Castiglion Fiorentino (Arezzo) pochi minuti prima della performance “Le Parole Note”, “dialogo” condotto lungo il filo della poesia dedicata alla donna e firmata dai grandi autori della letteratura. “Dialogo”, anche qui fuori dagli schemi, con il sax jazz di Marco Zurzolo Quartet. Performance che ha chiuso la prima edizione del Festival ArtinScena in collaborazione con il Comune di Castiglion Fiorentino.
Icona del cinema e del teatro, Giannini si è rivelato una persona estremamente ironica e la conversazione è stata un viaggio dentro il “suo” mondo che ogni sera condivide con il pubblico, in un rapporto diretto e carico di complicità. Dante, Poliziano, Garcia Marquez sono solo alcuni dei giganti della letteratura che Giannini fa rivivere. Un tour che conduce l’attore in un viaggio dentro la provincia italiana, non casuale bensì voluto. E c’è un motivo…
Nel suo tour ha scelto più cittadine e tra questa Castiglioni, che città. Perchè?
“Le cittadine mi piacciono molto perchè c’è un rapporto molto bello con un pubblico che non ha la puzza sotto il naso e io mi diverto molto di più. L’intento è far salire idealmente il pubblico sul palcoscenico insieme a me e “duettare” tra parole e note. Castiglion Fiorentino è perfetta per questa complicità, quasi un reciproco corteggiamento…”
Come nasce “Le Parole Note”?
“Lo spettacolo è una sorta di happening. Ho incontrato questi “mascalzoni napoletani jazzisti” (scherza, ndr) e ho scoperto Marco Zurzolo… in realtà non è lui che suona, ma il suo sax che ha un suono magico. Il gioco tra noi è mettere insieme Le Parole Note, le mie parole e le loro note. Ogni sera non c’è mai lo stesso clichè, tutto cambia, si mescola. Un’esperienza nuova, divertente e fuori dalla tradizione del teatro. Ho calcato il palcoscenico del teatro “tradizionale” per 14 anni, recitando i più grandi autori. Ricordo uno tour in tutta Europa con Romeo e Giuletta per la regia di Franco Zeffirelli. Io ero Romeo e Anna Maria Guarnieri Giuletta: a Vienna il pubblico in piedi ci applaudì per 45 minuti ininterrottamente… Adesso ho deciso di cambiare … e ai jazzisti faccio suonare pure il motivo dei sette nani di Biancaneve...”
Che rapporto ha con la parola?
“E’ un rapporto ancora oggi conflittuale. Attraverso la poesia stabilisco dialoghi con i musicisti e il pubblico parlando della donna. Noi attori siamo dei giullari, io mi diverto molto, gioco sempre; cinema e teatro li ho fatti sempre con grande divertimento. La parola di per sé è bellissima ma non è la mia, è la parola dei grandi della letteratura: Dante, Shakespeare… Nell’Infinito di Leopardi ci sono le parole vere, l’italiano bello. In questo spettacolo cerco di far capire che la poesia ha un’armonia, un senso. Dante ha scritto “tanto onesta e tanto gentile pare la donna…” pensando non alla bellezza di Beatrice, bensì al concetto di bellezza”.
Devi essere connesso per inviare un commento.