Un mare di viti e olivi
I capelli bianchi di Alberto sono le radici delle barbatelle di Sangiovese. Gli occhi di Tommaso, colore del mare, sono lo sguardo aperto sulle colline che come onde, seguono il movimento lento dei pendii toscani: un mare di viti e olivi. Quarantacinque ettari, di cui trenta vitati.
Tenuta Il Sosso, a Lucignano, borgo medievale di rara bellezza che segna il confine tra le province di Arezzo e Siena.
Qui tutto è slow come lo scorrere del tempo: il vento pettina le vigne e gioca tra i filari, il sole accende i colori di una campagna che per la famiglia Ravaglioli è cura, passione, dedizione da cinquantanni. Sulla sommità della tenuta svetta, maestosa, la Leopoldina, antico casolare che racconta la Toscana del Granduca Leopoldo e oggi ne fa un angolo prezioso e unico in questo lembo di regione.
Passione e terroir
Tra Alberto e Tommaso c’è Il Ricordo, Chianti Riserva, vino di punta dell’azienda e “cuore” della filosofia della famiglia. Ricordo è il filo che porta a Paolo, padre di Tommaso e fratello di Alberto, risalendo a ritroso fino al padre e allo zio che nel 1965 acquistarono la tenuta aggiungendo poco alla volta ettari di terreno e di vigne.
Negli anni Settanta Alberto e Paolo, poco più che diciottenni e con studi e professioni diverse da quella di vignaioli, ricevono il testimone dai fondatori e la responsabilità di un progetto che oggi si perpetua nella sapienza di Alberto e nell’entusiasmo di Tommaso, zio e nipote. Di generazione in generazione, insieme.
Davanti al grande camino a parete, come quelli di una volta attorno ai quali ci si riuniva per la veglia, Alberto e Tommaso raccontano la storia de Il Sosso, i progetti, le difficoltà, la voglia di andare avanti nel nome di chi quell’azienda l’ha messa in piedi, con lo sguardo dritto al futuro, al consolidamento e all’innovazione di un progetto che ha un unico comun denominatore: passione e terroir.
Cura quasi maniacale nella coltivazione dei vitigni autoctoni – Canaiolo, Colorino -, che si sposa con l’evoluzione dei vitigni internazionali: Chardonnay (un Igt da provare) e Petit Verdot. E ancora: Vin Santo e olio extravergine di oliva di particolare pregio (varietà prevalente il Correggiolo), raccolto a mano e franto immediatamente.
Vignaioli per scelta. Tra le mani un calice di Ricordo (al naso sentori di sottobosco; in bocca il tannino entra deciso, ma senza invadenza, per lasciare subito spazio ai frutti rossi e a note di cuoio, liquirizia, con un tocco leggero di balsamico) e sulla pietra davanti al focolare dove le fiamme danzano su due ciocchi di legno, il Cru dell’azienda: Poggio Falcone, un blend Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot.
Al naso profumi intensi di frutta rossa, mora, lampone, ciliegia con sentori di viola e una nota aromatica di pepe. Morbido e rotondo in bocca: un’esplosione di sensazioni intense ma delicatissime.
Tommaso (enologo) “strapazza” la tastiera dello smartphone per dire sui Social network ciò che la vigna gli dice ogni giorno: Twitter, Facebook, Istagram le piattaforme con le quali “viaggia” nel mondo.
“I Social sono uno strumento fondamentale e molto versatile per trasferire agli appassionati, agli intenditori, agli addetti ai lavori (ristoratori, importatori, enotecari) o a chi al vino si avvicina per la prima volta, le peculiarità del nostro lavoro. Immagini e racconto: così parlo dei nostri vini, così spiego e mostro come lavoriamo in vigna durante tutto l’anno, perchè il vino non è solo vendemmia”.
Alberto (agronomo) lo ascolta mentre lo sguardo si perde nel rosso del fuoco che disegna giochi di luce sulla pietra antica del camino.
Il nostro vino è fatto con sentimento. Nasce in vigna e noi riserviamo grande attenzione alla parte agronomica del nostro lavoro, in modo da portare in cantina uve di altissima qualità, selezionate a monte e curate in ogni dettaglio, quasi una religione per la famiglia.
Il timone verso i mercati internazionali
La saggezza del passo dopo passo, nel 2004 ha portato la famiglia Ravaglioli al salto di qualità: parte della produzione rispetta e prosegue la tradizione dell’azienda con la vendita di vino sfuso ma accanto a questo Alberto e Tommaso puntano decisamente il timone de Il Sosso verso i mercati internazionali.
Bottiglie “pulite”, essenziali, etichette eleganti che richiamano la storia della tenuta, la Leopoldina, il falco, il profilo delle colline e una nuova sfida. E quando gli chiedi dove vuole portare l’azienda, lui sorride: “Vorrei portarla lontano, farla crescere, aprire un settore dedicato all’accoglienza e alle degustazioni”.
L’antica cantina scavata nel tufo, con le volte ad arco che ti levano il fiato e ti portano nella storia del casolare risalente al diciottesimo secolo, diventa sala degustazioni; poco più in là, la barricaia. La stradina bianca che si snoda tra le colline pettinate a filari è la via di collegamento con la cantina e la zona stoccaggio delle bottiglie pronte per le spedizioni. Un unicum di rara bellezza e suggestione. Un racconto ininterrotto dalla vigna alla cantina, alla Leopoldina.
“Ci consideriamo gli ambasciatori del territorio, puntiamo sulla qualità di un prodotto che per noi prima di tutto è passione” spiegano zio e nipote.
Trentacinquemila bottiglie all’anno, per ora. Un punto di partenza ma il traguardo di Alberto e Tommaso è ambizioso. Le radici dell’Albero della Vita (antichissimo reliquario realizzato tra il 1350 e il 1471) che ha raccontato al mondo Lucignano nell’Expo 2015, sono le radici di Alberto e Tommaso, a Il Sosso.
Dove: Lucignano, Toscana
Nome: Tenuta il Sosso
Proprietari: Alberto & Tommaso Ravaglioli
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