Melini, l’esperienza nel Chianti Classico: tra le cantine toscane più longeve e antiche d’Italia
Più di 300 anni coronano la storia della Cantina Melini, tra primati indiscussi ed una produzione di Chianti Classico che copre 3 secoli. Abbiamo avuto il piacere di discutere col direttore della Cantina Melini, Alessandro Zanette, enologo, che con la sua esperienza ci ha parlato della storia, della vasta produzione e dei record che vanta questa cantina, situata tra le strade del Chianti, tra le zone più importanti della toscana dei vini. Nel 1877 la Camera di Commercio e Arti di Firenze le assegnò il diploma con medaglia d’oro, “per aver stabilito il più esteso ed assicurato commercio di vino toscano all’estero”. Da quella onorificenza si può dire che Melini è tra le marche di Chianti più diffuse al mondo.
L’inventiva della famiglia Melini
La storia della famiglia Melini si intreccia con quella del Chianti: nel 1705, quindi prima del famoso Bando Granducale del 1716 con cui si sancivano i confini del Chianti, la famiglia fiorentina dei Melini, noti imprenditori della Val di Sieve, iniziarono ad occuparsi di viticoltura, intraprendendo una strada che li avrebbe portati molto avanti. La prima produzione della famiglia fu il Vermiglio, il classico rosso toscano da tavola di quel tempo. La svolta per l’Azienda e di riflesso per la toscana del vino, avvenne proprio grazie all’inventiva della famiglia Melini: furono i primi ad adottare, intorno al 1860 un moderno sistema che consentiva di stabilizzare microbiologicamente i vini.
Trent’anni dopo, nel 1890, inventarono il “fiasco strapeso”, un fiasco in vetro temperato dal collo rinforzato che di fatto permetteva di meccanizzare l’imbottigliamento e di rendere più resistente il recipiente durante i trasporti. Così facendo gettarono le basi per un metodo moderno di produzione e crearono le prime condizioni per poter espandere il consumo dei vini, che fin a quel momento era prettamente locale, ai mercati italiani ed esteri. Poter vendere il proprio vino in bottiglia significò, per Melini, poter indicare sulle etichette il nome della propria casa vinicola e della zona geografica di provenienza, il Chianti appunto, introducendo in enologia i fondamenti del marketing moderno.

Dal Gruppo Italiano Vini ad oggi
Durante il Primo conflitto Mondiale, con la morte dell’ultimo erede maschio, la famiglia Melini cessa di condurre la storica e ormai famosissima Cantina, che viene passata di mano in mano, fino ad approdare nel 1986 al Gruppo Italiano Vini, la più grande azienda vitivinicola italiana e tra le prime al mondo all’interno del settore. Durante quegli anni c’è stata una lenta rinascita della viticoltura toscana, così come per Melini che ha trasferito la propria sede produttiva da Firenze al piccolo borgo di Gaggiano, sulle colline del Chianti. Ad oggi Melini dispone di 530 ettari, di cui 136 a vigneto, divisi su quattro zone/comuni. 58 ettari di splendidi vigneti circondano proprio la cantina, cuore pulsante dell’Azienda. Da queste parcelle si produce il Chianti Classico Granaio un vino fine ed elegante, prodotto da vigneti che affondano le radici in terreni ricchi in alberese e che matura in botti di rovere da 20 e 40 hl. Spostandosi a Castellina in Chianti, in direzione di Panzano, si trovano i 28 ettari della Fattoria Terrarossa, vigneti interamente dedicati alla produzione di Chianti Classico che grazie ad un particolare terreno più ricco in argille del solito, produce vini succosi, dalle spiccate note di frutta rossa matura, molto apprezzati dai palati moderni.

Vigneti La Selvanella
Ma il vero fiore all’occhiello si trova a Radda in Chianti, nel cuore del Chianti Classico. Qui infatti hanno sede i Vigneti La Selvanella, un vigneto a corpo unico di 50.5 ettari che ne fanno ad oggi il più grande crù di Chianti Classico. Questi terreni sono dedicati, sin dal 1969, alla produzione del Chianti Classico Riserva Vigneti La Selvanella, primo esempio di cru in Toscana. Qui siamo in una delle zone più attraenti e vocate della Regione, dove il paesaggio conserva un fascino naturale ed incontaminato che viene ricercato sia dall’amante del buon vino che dal bevitore più esperto. L’area è caratterizzata da alte colline attraversate da torrenti, dove i boschi di querce sono intervallati da vigneti, oliveti punteggiati da antichi castelli, vestigia di un passato glorioso e battagliero.
I vigneti in Selvanella arrivano alle quote più alte della Denominazione. Il Vigneto del Poggione infatti, con i suoi 620 m s.l.m. è tra i più alti di tutto il Chianti Classico. Qui le piante crescono su del galestro puro, un suolo roccioso, poverissimo, ma che permette ai piccoli grappoli di Sangiovese di raggiungere le più fine espressioni. In cantina le uve sono lasciate esprimere quasi liberamente: qui la mano dell’enologo non si deve sentire; ad esprimersi dovrà essere solamente il terroir. Le spiccate acidità naturali dei vini, garantiscono alla Selvanella una longevità fuori dal comune, quasi incredibile.
Altro fatto sorprendente è che in cantina sono gelosamente conservate fin dal primo millesimo prodotto, diverse bottiglie di ogni singola annata, a costituire un “libreria” di quasi 20.000 pezzi.
Questa lungimiranza ha consentito recentemente di presentare all’evento Taormina Gourmet 2021 una verticale con 10 annate (1971 – ’86 – ’90 – ’95 – ’97 – 2004 – ’06 – ’13 – ’15 – ’16). Durante l’evento siciliano dello scorso 23, 24 e 25 ottobre, l’enologo Alessandro Zanette ci ha anche dato una descrizione specifica riguardo il carattere dei vini di questa particolarissima zona:
Sono vini ricchi in acidità, con profumi di viola, rosmarino, macchia mediterranea, frutta rossa e ciliegia (a seconda dell’annata). La longevità di un vino, come nel caso de La Selvanella, cambia col cambiare dell’altitudine del terreno. Sono vini poveri in tannini ma fini e profumati.
Per qualsiasi altra informazione riguardo la Cantina Melini, riguardo la loro splendida produzione e i prodotti particolari delle terre del Chianti, basta cliccare sul link seguente, Melini.

Sebastiano Musmeci nasce a Palermo e ha conseguito due lauree, in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione e in Scienze della Comunicazione Pubblica, d'Impresa e Pubblicità, presso l'Università degli Studi di Palermo. Da sempre appassionato di tecnologia, digital e musica.