Le vinacce nel sustainability:
dallo smaltimento al riciclo

La responsabilità ambientale ed il concetto di low economy sono tematiche a lungo affrontate, che vedono la loro maggiore applicazione negli ultimi anni, grazie al miglioramento tecnologico e alla motivazione di tantissimi imprenditori, anche giovani. All’interno del mondo del vino si sta trovando la via per una Green Economy, che include pratiche come quella del riciclaggio, quindi il recupero di oggetti usati per ricavarne di nuovi, il principio di upcycling, nel totale rispetto per l’ambiente e quindi del riuso creativo. Molti degli elementi riciclati vengono utilizzati nel mondo del design, packaging, così come all’interno del mondo della vinificazione.
Non si getta via nulla
Nel nostro Bel Paese vengono prodotte quantità esorbitanti di ettolitri di vino, mosto e residui del processo di vinificazione. Si parla di 50 milioni di ettolitri all’anno. La quantità di scarti che l’industria vinicola deve gestire raggiunge quasi le 2 milioni di tonnellate.
Normalmente il ciclo di lavorazione e produzione dell’uva si suddivide in due momenti: la vendemmia, dove alla fine del processo vengono potati i vigneti, e la raccolta delle vinacce, ossia il residuo dell’acino d’uva senza polpa, seguite dalla raccolta e della vinificazione. Nelle tradizioni contadine tutto ciò che era considerato “residuo” o scarto veniva bruciato, disperso o utilizzato come concime nei campi.
Oggi gli sfalci della potatura vengono riciclati, creando biomasse che forniscono energia diretta ai processi della cantina, abbassando i costi e permettendo una produzione regolare. Si può inoltre utilizzare il biochar, una carbonella ricavata da biomasse o da legname che viene impiegata come ammendante dei terreni, con un gas ricavato dalle potature.
Dalle vinacce è inoltre possibile ricavare pelle al 100% vegetale ed altri materiali inseribili nel green leather: vinaccioli, raspi dei grappoli, bucce, fibre d’uva vengono lavorati con trattamenti speciali, applicati anche agli oli e alle fibre contenute all’interno. Ciò permette la sostituzione della pelle di origine animale, di quella sintetica proveniente dal petrolio e da altri agenti inquinanti.
Mille ed altri usi delle vinacce, e non solo
Abbiamo parlato di upcycling, il quale non è un termine propriamente legato al recycling ma rientra all’interno della logica e all’etica del riutilizzo. Con questo termine si indica un riuso creativo nella creazione di prodotti migliori, rispetto quelli da cui sono stati ottenuti. Qualche esempio? Le pareti-cassetta create dalle cassette di frutta dei fruttivendoli, i rami secchi che possono essere aggrovigliati e appesi al muro, quindi utilizzati come appendi stoviglie, oppure mattoni di argilla utilizzati come comodini, per chi ha dei gusti minimal, oppure le bottiglie di vino vuote, incastonate sul muro possono essere utilizzate come appendiabiti, così come i tappi di sughero, che uniti possono formare un tappeto antiscivolo. Non c’è limite alla fantasia quando si vuole donare alla propria casa uno stile trendy ed ecocompatibile, green e sostenibile.
Ritornando al riutilizzo delle vinacce, esse vengono adoperate per la creazione di tanti materiali, alcuni davvero ingegnosi: la wineleather, per esempio, la prima ecopelle creata dal riciclo di vinacce, oppure in campo medico, come ha dimostrato il centro di ricerca biotecnologica di Asti Nobil Bio all’interno di un suo studio sui polifenoli, estratti dalle vinacce, vorrebbero sviluppare un materiale granuloso per la rigenerazione ossea ed una linea cosmetica con proprietà antiossidanti e anticancerogene.
In Sicilia il progetto ViEnergy ha permesso di ottenere un carburante composto da bioetanolo, estratto dagli scarti vinicoli, gasolio e additivi di origine vegetale. Sono stati anche effettuati test sui mezzi pubblici della città di Marsala, dove si è notata una quantità di emissioni inferiori rispetto a quelle prodotte dal gasolio fossile. Grazie ad un altro studio effettuato in Australia nel 2014, le vinacce possono essere utilizzate in ambiti nutraceutici, quindi con un alto valore nutrizionale e farmaceutico, per la produzione di xylitolo, glicerolo, acido citrico e maleico.
A partire dagli scarti della lavorazione del vino, il progetto Wine Waste ha lo scopo di integrare le innovazioni tecnologiche alla filiera della bio-raffineria, quindi per la creazione di composti bioattivi, polimeri biodegradabili, biopolimeri plastici, l’uso delle celle di elettrolisi microbica per la produzione di idrogeno, ossia corrente elettrica o metano dal materiale organico. Altro esempio? Le vinacce e la feccia, tramite una particolare operazione di drenaggio dell’acqua contenuta, possono essere utilizzate per creare dei pastelli acquerellabili violacei. Questa è stata l’idea proposta all’interno della tesi sperimentale di Federica Palazzo, titolare dell’azienda vitivinicola Principe delle Baccanti di Baranello. Questa splendida proposta le è valsa il premio nazionale Bandiera Verde della Confederazione Italiana Agricoltori.
Le vinacce possono essere riutilizzate anche per la produzione di olio, utilizzato in campo dietetico e molto apprezzato per la presenza di acidi grassi della serie omega-sei, utili per i tessuti e per lo sviluppo cerebrale. Tra i diversi usi delle vinacce c’è anche quello più conosciuto, il campo cosmetico, in quanto maschere, creme di bellezza e oli tonificanti contengono polifenoli estratti dalle bucce d’uva.
Per maggiori informazioni riguardo l’economia circolare riguardante gli scarti del vino basta leggere il seguente articolo, Che fine fa ciò che non si usa del vino?.

Sebastiano Musmeci nasce a Palermo e ha conseguito due lauree, in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione e in Scienze della Comunicazione Pubblica, d'Impresa e Pubblicità, presso l'Università degli Studi di Palermo. Da sempre appassionato di tecnologia, digital e musica.