Nella Masseria di Giulia il tempo non ha tempo
Il vento accarezza, lieve, le chiome folte che dalla collina scendono al mare diventando mare: un mare di ulivi, simbolo di vita e custodi di antiche tradizioni. Ostuni, Puglia d’incanto in questo angolo “fuori dal mondo” per bellezza e storia.
Il bianco quasi accecante del paese arrampicato sul colle impatta col verde di una distesa immensa di ulivi millenari. Senza fiato dinanzi a tanta bellezza.
Il vento danza con le chiome imponenti, incuneandosi tra le pieghe dei robusti tronchi multiformi. Le osservo e ogni piega segna un tempo, custodisce racconti: qui ogni pianta ha visto, ha conosciuto, sa.
Le osservo e mi sembrano ora mani intrecciate, ora braccia che si stringono, ora schiene piegate dalla fatica e dagli anni che scivolano su questo verde intenso senza scalfirne le peculiarità che rendono il paesaggio unico.
Ulivi simbolo di vita e qui la vita è legata a doppio filo a queste piante millenarie, ciascuna con la sua targhetta appesa come una carta di identità.
Ulivo e Uomo: due ‘u’ che si tengono in un rapporto inscindibile.
E’ in questo contesto mozzafiato che scopro un’enclave nell’enclave di Ostuni: Masseria Rienzo, baluardo, avamposto tra il paese e il mare. E’ qui che incontro il sorriso solare e gli occhi di Giulia, azzurro intenso come la distesa d’acqua che si intravede alzando lo sguardo sopra le centinaia di ulivi secolari che compongono il parco intorno all’antica dimora.
Qui si respira la storia e l’autenticità delle cose semplici, si sente il calore di rapporti umani ancora ben lontani dall’ideologia dell’Io. Qui è di casa il Noi: ospitalità, cordialità, sorrisi veri, disponibilità. Perchè gli ospiti, pochi per scelta, devono sentirsi come nel proprio living, o forse meglio.
Ho trascorso nella Masseria Rienzo alcuni giorni indimenticabili sotto il profilo della qualità del soggiorno ma anche sul piano – non meno importante – delle relazioni umane: parlarsi, con calma, dedicarsi del tempo, conoscere, confrontarsi. Una prerogativa rara in un tempo distratto e veloce.
Una laurea in Economia e la passione per la matematica che subito dopo gli studi universitari l’ha portata per un periodo a seguire la strada dell’Ateneo di Bari, poi la professione di commercialista che non ha abbandonato anche se nel suo cammino c’erano una nuova direzione e un luogo assolutamente imprevisti.
L’amore per Giovanni, il marito e per due splendide gemelle nate dalla loro unione è stata la chiave che le ha aperto la porta della Masseria Rienzo. Da Bari ad Ostuni, punto e accapo. Giulia si illumina quando ricorda che la prima volta è arrivata qui come me, da turista:
“Mentre ammiravo la bellezza di questi alberi antichi mossi dal vento (allora non erano famosi) ho immaginato cavalieri in viaggio verso la terra Santa, ho sentito lo scalpitìo dei loro cavalli, ho percepito la fatica delle donne che inginocchiate a terra raccoglievano a mano, una per una, le olive cadute dalle piante e quella degli uomini che comandati dal “nacchiere” a dieci metri sotto terra, giorno e notte chiusi in una grotta, cercavano di ricavare il prezioso olio. Ho percepito l’energia straordinaria di questa terra, dove l’olivo simbolo di vita cresce più forte e rigoglioso che in qualunque altra parte del mondo. Forse anche lui il distinto Commendatore Oronzo Trinchera, Segretario degli interni del Regno di Napoli,volle arricchire e abbellire la masseria di famiglia con una ben più ampia casa padronale”.
Siamo a metà del 1800 e la Masseria non ha più solo funzione produttiva ma acquista il profilo residenziale.
“I nobili del tempo, infatti, iniziarono a trascorrere nelle antiche masserie della marina gran parte dell’estate, precisamente fino alla fine di Agosto quando si spostavano in collina, per seguire anche le operazioni di vendemmia. La Masseria Rienzo già famosa all’epoca divenne, grazie al Commendatore, una delle masserie più belle e più grandi di Ostuni. Figura romantica quella del Trinchera che il fato avverso volle protagonista di vicissitudini personali e politiche. Il Commendatore sposò la causa risorgimentale investendo tutte le sue risorse, ma in breve tempo perse tutto anche quella meravigliosa masseria di famiglia, tanto amata. Chissà quali vicende e quali emozioni si nascondono tra le mura di una dimora storica, nuove storie e nuove famiglie, mentre gli ulivi millenari ci osservano muti testimoni del tempo che passa”.
Già, chissà di quanta storia è custode questo luogo, mi domando mentre Giulia mostra i segni tangibili di un tempo lontano che insieme al marito lei ha strappato al tempo e al quale ha ridato un tempo nuovo. Passato e presente qui si intrecciano come i tronchi degli ulivi secolari ma ciò che mi stupisce è l’armonia delle cose – dalle suppellettili agli arredi -, che ‘dicono’ molto più di tante parole se si riesce a osservarli in controluce, ad andare in profondità.
Emozione pura, l’antico pianoforte nella sala dove affacciano le cinque camere padronali (tutte con bagno interno). Mi colpiscono i tendaggi, cotone e lino come si tessevano una volta, con ricami delicatissimi, eleganti nella loro semplicità. La stessa cura che Giulia e le ‘sue’ donne dispensa agli ospiti, intenta in cucina a fare tutto a regola d’arte.
La piscina circondata da palme, di giorno è il refrigerio giusto dal calore dell’estate, ma di sera si trasforma in un palcoscenico naturale nella cui superficie d’acqua si specchiano le stelle e accanto alla quale puoi cenare e conversare amabilmente.
Accade così che la Masseria Rienzo è anche punto di riferimento per tanti amici che chiedono a Giulia di organizzare momenti conviviali per condividere un momento di allegria, magari gustando l’olio prodotto dall’azienda di famiglia. Non ci sono vigne ma Giulia conosce il migliori vini pugliesi e li propone agli ospiti: Negramaro, Syrah che in versione rosè diventa Syrè, Grillo, Malvasia e le immancabili bollicine made in Puglia.
Nel viaggio di ritorno verso Roma, ho fatto i conti con una dolce nostalgia. Oggi faccio i conti con un desiderio sempre più preponderante: tornare al più presto alla Masseria Rienzo. Da Giulia.
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