Cantine subacquee: il vino si inabissa

CANTINE SUBACQUEE – Immaginate di avere avuto un’idea fantastica per cercare di attirare più avventori presso un sito marino inabissato e di ritrovarmi inaspettatamente tra le mani una miniera d’ora. Questo è proprio caso delle cantine subacquee, nate per arricchire fondali marini e relitti inabissati da tempo e rimaste perché capaci di conferire proprietà del tutto nuove a bottiglie e vini.
Cantine subacquee: tutto è nato per caso
Ormai è risaputo come le idee migliori nascono per caso. Il detto vale anche per le cantine subacquee. Infatti inizialmente coloro che hanno dato il via a questa iniziativa lo hanno fatto pensando di realizzare progetti artistici o di marketing del territorio. L’idea era quella di posizionare le casse o le anfore contenenti le bottiglie su fondali di interesse per gli appassionati di immersioni o all’interno di relitti per renderli ancora più affascinanti e poi organizzare immersioni guidate per i curiosi. In alcuni casi poi si puntava anche a dare vita ad installazione artistiche interamente realizzate dal mare con le singolari incrostazioni che si vengono a creare intorno alle bottiglie.
Solo in un secondo momento si è capito che si poteva andare oltre al solo scopo di promozione e ricavarne frutti anche per il vino stesso. Così si è passati dal classico terroir al nuovo e andanguardiscico meroir.
Come quali proprietà agisce il mare sul vino
Ad oggi non si sa con precisione quante cantine subacquee ci sono nei fondali marini ma si sa che meno del 10 per cento della produzione enologica può sopravvivere al mare. Tra coloro che vi trovano giovamento dall’essere affinate nei fondali ci sono ad esempio Sangiovese, Cabernet, Merlot e varietà di champagne e rosè.
I tempi e i modi di affinatura di ognuno di essi variano. Le bottiglie possono essere inabissate per un tempo variabile dai 6 mesi ai 5 anni. Anche la profondità di conservazione non è la stessa e si va dai 18 fino anche ai 40 metri. In questo caso quindi saranno diverse anche le temperature a cui le bottiglie, conservate in casse metalliche o in anfore di terracotta, sono sottoposte.
La scelta di un luogo, un tempo e una profondità ben precisa è importante perché va ad influire sulle proprietà del mare che si vogliono ricercare. A far bene al vino inabissato sono infatti movimento delle correnti e delle onde che cullano le bottiglie, temperatura costante, il completo riparo dalle fasi lunari, per non parlare dell’assenza totale di luce, rumori e di ossigeno. Ognuna di queste caratteristiche è capace di influenzare diversamente il prodotto finale, conferendogli proprietà che nelle cantine tradizionali non si è in grado di avere.
Non solo le bottiglie, ma anche l’uva si inabissa
Il mare non si limita a conferire ottime qualità al vino solo direttamente sul prodotto finito, ma si è scoperto che può farlo anche prima, agendo direttamente sull’uva. Questo è il caso di Antonio Arrighi che all’Isola d’Elba ha dato nuova vita ad un vino pregiato originario dell’isola greca di Chios.
«Le ricerche ci hanno portato al vitigno ideale: la rizonica, tipica dell’Elba e originaria dell’Egeo – spiega Arrighi -. Grazie alla buccia spessa, può rimanere in immersione 3-5 giorni senza rovinare l’acino. Il sale marino, che entra per osmosi, permette di non usare solfiti». Oltre ai fenoli il mare agisce anche nella produzione di fenoli da parte della buccia per effetto del mare. Tutte queste reazioni chimiche naturali conferiscono al vino finale proprietà stupefacenti, non ottenibili tramite operazioni in cantina o artificiali.
Maggiori informazioni si possono trovare all’interno di questo articolo, basta cliccare quì, Tutto il potere del mare sulle bottiglie delle cantine inabissate.
Le cantine subacquee sono una realtà in crescita
Per quanto particolare ed entusiasmante la possibilità di degustare vini affinati in mare non è per tutti. Il mercato delle particolari bottiglie incrostate è aperto sia al settore della ristorazione che a privati, ma la produzione non è molto ampia e così per il momento solo pochi possono goderne.
In Italia però l’attenzione verso questo tipo di affinazione è talmente tanto che si è voluto dar vita a un consorzio. Undersea Wines riunisce produttori di vino che cercano di tutelare la produzione subacquea.
«Vorremmo coinvolgere nel consorzio solo chi va oltre il souvenir, portando elementi tecnici e ricerche. Non esiste un’unica applicazione dell’immersione, perché la procedura e soprattutto il luogo sono fondamentali» dice Emanuele Kottakhs, presidente di Jamin a Portofino.
L’attenzione non è solo in Italia, infatti nel 2019 si è tenuto anche il primo evento internazionale dedicato, cioè Underwater Wine Congress, ospitato a Bilbao. Tutto questo a conferma che se la loro nascita è stata causale, adesso le cantine subacquee sono una realtà.

Viola Meacci, nata e cresciuta in un piccolo paesino della provincia di Arezzo, ha portato avanti studi scientifici per gran parte della sua vita. Diplomata presso il Liceo Scientifico Giovanni da Castiglione, prosegue i suoi studi presso il corso di Ingegneria Biomedica, all’Università di Pisa. Le sue capacità organizzative le permettono di gestire un nutrito gruppo di autori. Editrice, Account Manager e User Interface & SEO sono alcune delle sue mansioni attualmente.